Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere: un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute, in special modo al cuore e all’apparato circolatorio. Ma nelle ultime settimane questo argomento è tornato alla ribalta nei media di tutto il mondo dopo che l’Università del Connecticut, che si è attribuita in precedenza la scoperta con il suo ricercatore, Dipak Das, docente di chirurgia divenuto direttore del Cardiovascular Research Center della University of Connecticut proprio grazie ai suoi studi sugli effetti benefici del resveratrolo - la principale molecola antiossidante del vino rosso – ma l’Università ha divulgato che il Prof. Dipak Das ha falsificato i dati delle sue ricerche, inventato esperimenti e piegato i risultati alle conclusioni che più gli facevano comodo. E sembrerebbe che lo abbia fatto ben 145 volte, in 26 differenti articoli scientifici. Lo ha reso noto la stessa università americana per cui Das lavora, attraverso una corposa inchiesta di 60 mila pagine durata tre anni. Ma come ci sono dei motivi per “piegare” i risultati delle analisi così ce ne son altri per “piegare” quella che non solo da Dipak ma anche da altri ricercatori di numerose Università di altre parti del mondo è stata oramai definita “verità scientifica” e cioè che le molecole del vino rosso proteggono l’organismo.

Quante volte ce lo siamo sentiti ripetere: un bicchiere di vino rosso fa bene alla salute, in special modo al cuore e all’apparato circolatorio. Ma nelle ultime settimane questo argomento è tornato alla ribalta nei media di tutto il mondo dopo che l’Università del Connecticut, che si è attribuita in precedenza la scoperta con il suo ricercatore, Dipak Das, docente di chirurgia divenuto direttore del Cardiovascular Research Center della University of Connecticut proprio grazie ai suoi studi sugli effetti benefici del resveratrolo - la principale molecola antiossidante del vino rosso – ma l’Università ha divulgato che il Prof. Dipak Das ha falsificato i dati delle sue ricerche, inventato esperimenti e piegato i risultati alle conclusioni che più gli facevano comodo. E sembrerebbe che lo abbia fatto ben 145 volte, in 26 differenti articoli scientifici. Lo ha reso noto la stessa università americana per cui Das lavora, attraverso una corposa inchiesta di 60 mila pagine durata tre anni.

Ma come ci sono dei motivi per “piegare” i risultati delle analisi così ce ne son altri per “piegare” quella che non solo da Dipak ma anche da altri ricercatori di numerose Università di altre parti del mondo è stata oramai definita “verità scientifica” e cioè che le molecole del vino rosso proteggono l’organismo.

A supporto riportiamo quanto asserito dall’IRESMO - Istituto ricerche europeo scienze molecolari e dall’Università degli Studi di Milano, fra le tante che si sono espresse in merito.

Un bicchiere di vino rosso – si dice da sempre – fa buon sangue. Leggenda? Tutt’altro. La saggezza del detto antico trova adesso fondamento scientifico nei risultati delle ricerche scientifico-tecnologiche condotte dall’Iresmo (Istituto ricerche europeo scienze molecolari).

A fare da apripista in questo campo di ricerca erano state due importanti molecole: prima la quercetina e poi il resvetrarolo. Ma da sole – spiegano gli esperti – non erano sufficienti a dimostrare tutti gli effetti del bicchiere di vino rosso sulla salute del consumatore, ancor più sulla fluidità vascolare contro la formazione dei pericolosi trombi per gli eventi patologici cerebro e cardio-vascolari. «Adesso in laboratorio – sottolinea il prof. Nicola Uccella, ordinario di chimica all’Università della Calabria e presidente dell’Iresmo Foundation – sono state sperimentate alcune colture cellulari per identificare l’ingrediente del vino rosso con un vero effetto sulla salute e sul benessere del moderno consumatore, informato, esperto ed esigente. Mistero svelato». Sono stati scoperti così sostanze attive presenti nella buccia e nei semi dell’uva nera (flavonoidi glucosidi e procianidoici); sostanze che sciolgono il sangue e vasodilatatori.

Insomma, è merito delle due molecole ‘proteggi organismò, la benefica influenza del vino rosso, consumato con moderazione, sulla circolazione del sangue a livello di vasi cardiaci e cerebrali. «Certo, il buon vino rosso – sostiene ancora Uccella - deve essere fatto per bene. Da uvaggio d’eccellenza, con la giusta rimonta, con la migliore fermentazione alcolica e biologica. Non può essere il sano vino rosso del contadino, il vinello da trangugiare in quantità, vera e propria risorsa energetica». L’Iresmo, nei suoi studi, ha individuato nei fitobioattivi dell’uva rossa, i flavonoidi glucosidi e i procianidoici, quelli che sono i garanti contro gli attacchi di cuore e l’ictus, circostanze spesso, troppo spesso, foriere di decessi.

Ad aver portato alla luce l’efficacia delle sostanze attive sono state ricerche complesse, condotte con la partecipazione di esperti a livello mondiale. Quella che veniva considerata alla stregua di una semplice credenza popolare (il vino che fa buon sangue), sospesa tra il mito e la leggenda, si è rivelata - secondo gli studi dell’Iresmo – una verità, corroborata dai risultati delle prove scientifico-molecolari, fondamentale per preservare la salute del consumatore e conferire piacevole benessere alla mensa più autenticamente mediterranea.

Da una ricerca italiana giungono ulteriori conferme delle virtù antiossidanti del vino rosso. Difatti, sono ormai numerosi gli studi scientifici che indicano questa bevanda – purché assunta con moderazione, nelle dosi consigliate dagli esperti – come un elemento della nostra dieta decisamente utile nella prevenzione delle patologie cardiovascolari. In particolare, diversi benefici sono associati al resveratrolo, un fenolo contenuto nella buccia dell’acino d’uva e dotato di proprietà antinfiammatorie e antitumorali.

La nuova ricerca, realizzata dagli studiosi del Dipartimento Scienze Cliniche “Luigi Sacco” dell’Università degli Studi di Milano e coordinata dal professor Benvenuto Cestaro e dalla dottoressa Roberta Cazzola, è stata pubblicata di recente sulla rivista “Food Research International”.

Gli studiosi hanno analizzato il modo di funzionare dei polifenoli estratti da un vino rosso italiano, e hanno potuto osservare la loro capacità di proteggere dalla degradazione gli acidi grassi polinsaturi omega-3 e omega-6 presenti nel sangue.
L’azione antiossidante dei polifenoli, stando a quanto riportato dai ricercatori, si è dimostrata persino superiore a quella svolta dalla vitamina E. Inoltre, i polifenoli sembrano in grado di agire in maniera più efficace nei confronti degli omega 3 che non degli omega 6, attivando in tal modo un’azione antinfiammatoria.

Gli omega 3 e gli omega 6 hanno un ruolo particolarmente rilevante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, in quanto un rapporto corretto tra questi due acidi grassi polinsaturi è essenziale per il controllo della risposta infiammatoria.

La presenza di bassi livelli di omega 3 e di alti livelli di omega 6, invece, favorisce le infiammazioni. E gli stati infiammatori cronici possono facilitare l’insorgenza di diverse patologie degenerative, comprese quelle cardiovascolari.

Ma quanto vino occorre bere per poter beneficiare della sua azione protettiva nei confronti di cuore ed arterie?
Gli esperti stimano che la quantità ottimale di polifenoli da assumere quotidianamente dovrebbe oscillare tra il mezzo grammo e il grammo, ovvero 1-2 bicchieri di vino rosso.
In particolare, i ricercatori suggeriscono un bicchiere di vino al giorno per le donne e due per gli uomini.

Concludiamo ribadendo che le molecole del vino rosso proteggono l’organismo, e a testimoniarlo sono eminenti professori ricercatori di istituti ed università tra le più autorevoli nel mondo, questa è verità scientifica non strumentalizzabile.